miércoles, 18 de enero de 2017

"Los indiferentes", de Alberto Moravia



MORAVIA, Alberto, Los indiferentes, Barcelona, Debolsillo, 2010; 315 págs. Traducción  de R. Coll Robert Pruna [Gli indifferenti, 1929].

            Enamorado de las ficciones de Moravia desde que hace años leí sus Cuentos romanos, vuelvo a ellas siempre que puedo. En este caso se trata de la primera de sus novelas, publicada con apenas veintidós años. Fue un caso de autoedición, como ha ocurrido con tantas primeras obras de grandes escritores. En este caso, además, el dinero fue puesto por el padre:

“A proposito di libri pagati con i soldi di papà, è questo il caso di un libro che fa da pietra miliare della riscossa del romanzo italiano moderno e che oggi è rarissimo da trovare nella sua edizione originale. Gli indifferenti che l’editore milanese Alpes pubblicò in mille copie nel 1929 e che Alberto Moravia aveva cominciato a scrivere diciassettenne (era nato nel 1907), appena uscito da un sanatorio. Era successo che il giovane Moravia, che dell’editoria italiana non conosceva nulla e nessuno, s’era presentato con il suo manoscritto da Cesare Giardini, un fine letterato che fungeva da capintesta della casa editrice Alpes. Dopo un’attesa durata tre mesi gli risposero che era un gran bel romanzo e che lo avrebbero pubblicato. Arrivati alle prime bozze, gli fecero sapere che le cinquemila lire di che stamparlo loro non le avevano e che le doveva tirare fuori lui. Moravia andò dal padre, e quello le cinquemila lire gliele diede sull’unghia facendosi dare una ricevuta”.
(Tomado de umbertocantone.it, y este, a su vez, de La collezione
de Giampiero Mughini, Torino, Einaudi, 2009).


            Centrándonos ya en la obra en sí, se trata de una novela que hace especial hincapié en la sicología y el estado de ánimo de los personajes, cinco en total, todos ellos muy bien caracterizados desde su primera aparición. El narrador es clásico omnisciente. La acción transcurre en una gran ciudad, no sé si Roma o Milán, en el momento de escritura. Los personajes pertenecen a una clase muy acomodada —sus amistades tienen automóvil, un auténtico lujo entonces—, pero algunos de ellos están viviendo momentos de gran zozobra económica. Los cinco están analizados en profundidad, pero sobre todo lo están los dos jóvenes hermanos, Carla y Michele, siendo este último el que lleva el peso de la acción-no acción en los momentos cruciales. Puede ayudar a fijar el momento de la ficción la alusión que se hace al estreno de Seis personajes en busca de autor, de Pirandello (pág. 20). En cualquier caso, la novela parece ambientada en los tiempos de escritura, es decir, entre 1925 y 1928, época de prosperidad y alocadas y derrochadoras fiestas de la burguesía.
            El gran valor de la novela, dando por supuestas las preocupaciones sociales del autor —presentes en su toda se producción—, está en la descripción que hace de las personas “sin atributos”, sin voluntad, indiferentes a todo lo que venga, aunque sean acontecimientos que supongan una renuncia a sus ideas y a sus principios morales. Es en Michele, el muchacho, donde mejor se advierte lo que intento explicar. El joven, y él lo sabe desde el primer momento, es una persona conformista pero atormentada por su mismo conformismo, a pesar de lo cual se deja ganar por él.
            Una vez acabada la lectura, uno no puede dejar de admirar el talento de su autor, capaz de escribir una obra como esta con apenas veinte años, muchos de los cuales, además, pasados en su casa o en un sanatorio de montaña aquejado de una grave enfermedad. El final, inesperado, viene a confirmar, como algo fatalmente inevitable, la sensación que el lector ha tenido durante toda la novela. La obra tuvo un gran éxito desde el momento de su publicación. Moravia, siempre modesto, explica algunas claves de su éxito:

“Per capire il successo degli Indifferenti, bisogna pensare prima di tutto che gli ultimi romanzi di vero successo erano stati quelli di D’Annunzio, quarant’anni prima. Tutti i movimenti letterari che erano venuti dopo D’Annunzio, da quello della Voce a quello della Ronda, erano stati contrari alla narrativa. D’altra parte però il grande successo della collezione dei classici russi della casa editrice Slavia aveva creato un’attesa quasi maniaca per un romanzo finalmente italiano. Gli indifferenti a molti sembrò che riempisse un vuoto e questo spiega perché piacque a critici di scuole assai diverse. Non mancarono del resto voci contrarie; l’Italia è ancora oggi un paese di mentalità moralistica e cattolica. Figuriamoci allora! Gli indifferenti è un libro assolutamente casto e fu attaccato invece, come se fosse stato un libro pornografico. Poi ci fu la reazione politica da parte del fascismo e questa, in qualche modo, era più giustificata di quella del moralismo tradizionale. Perché il fascismo affermava e proclamava di aver rinnovato la società italiana. Invece, ecco, il tanto atteso romanzo italiano smentiva le sue affermazioni. Il succo di questa affermazione fascista si può trovare in un discorso pubblico pronunziato dal fratello di Mussolini, Arnaldo, che era uno dei proprietari della casa editrice Alpes che aveva pubblicato il romanzo. Disse: “Vorremmo sapere se la gioventù italiana deve legger i libri di Dekobra, inventore di facili avventure decadenti, di Remarque, distruttore della grandezza della guerra, e di Moravia, negatore di ogni valore umano.” Le parole di quest’uomo che, armato di tutto il fascismo, se la prendeva con un ragazzino di vent’anni dimostrano, se non altro, che la letteratura, anche la più aliena dalla critica sociale, va sempre molto oltre le vere intenzioni degli scrittori. Io avevo voluto semplicemente scrivere un romanzo contro l’indifferenza e invece ci videro una critica del regime fascista che non era stata nelle mie intenzioni. Ci fu anche una recensione di Montini, che diventò papa Paolo VI, su Civiltà cattolica, molto ragionevole e misurata”.
(Tomado de umbertocantone.it, y este de la conversación mantenida entre Moravia y
 Alain Elkann, en Vita di Moravia, Milano, Bompiani, settembre 1990).  



Moravia sobre 1935
(lastampa.it)

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